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[on the road to Kabul_#8] Chissà se Hadda soffia ancora a Gandhara

Posted by admin on 20 Feb 2012 / 0 Comment

17 -20 febbraio 2012

continuo a sognare zombie. E che cavolo.

Ad ogni modo, devo trovare un buon hashtag per Twitter. So che in tanti mi seguiranno e ho bisogno di un hashtag facile da ricordare ed efficace.

Non ho idee.

#kabul banale

#road2kabul sì….ma una volta lì non ha più senso
#whileinkabul mi piace. Ma funziona se twitto in inglese ( “#whileinkabul I saw this, I saw that”) altrimenti non regge

#cabool l’antico nome di Kabul. Non male….

#caboolexpress ancora meglio. In pole position per il momento

#kabulreport

Intanto, visto che ci sono, faccio qualche ricerca sui detti afghani. E’ un modo che uso spesso prima di un viaggio. Non si finisce mai di imparare dalla saggezza popolare.

Ed eccone uno bello:

Che cosa desidera il cieco? Due occhi per vedere.

E guarda un po’ cosa scopro…

Nel 1878 un ufficiale e linguista dell’esercito inglese, il maggiore Henry George Raverty, pubblicò a Londra Notes on Afghanistan and Baluchistan, un breviario di storia, lingua e grammatica afghane.
Per far comprendere meglio alla regina Vittoria, allora Imperatrice delle Indie, in che modo funzionassero i cuori e le menti di quegli ‘esotici’ montanari, sudditi ingrati e piuttosto ribelli, allietò l’operina con un centinaio dei loro proverbi.

forse ci sono… Scartabellando tra storie legate alla via della Seta (sì, passava da Kabul) mi sono imbattuto nel Dio del vento.

Praticamente tutte le cultura hanno un Dio del vento. I Greci avevano Borea che fece un lungo viaggio proprio sulla via della Seta, prendendo – nelle varie “tappe” – diversi nomi e diverse fisionomie religiose.

In Afganistan, quindi, allora chiamato Gandhara, venne rinominato Hadda; in Cina se ne ha traccia in un dipinto nella Grotte Kizil nel bacino del Tarim nello Xinjiang e infine in Giappone assunse il nome shintoista  di Fujin.

Non c’entra assolutamente nulla col mio viaggio ma mi ci sono imbattuto e mi è piaciuto.

Sinistra: Dio greco del vento, da Hadda (Gandhara, attualeAfghanistan), II secolo. Centro: Dio del vento, Grotte Kizil (Bacino del Tarim, Xinjiang, Cina), VII secolo. Destra: Fūjin, Dio giapponese del vento, XVII secolo.

E intanto è di stamattina la notizia di altre tre militari italiani morti in Afghanistan. Non durante un’operazione di guerra ma a causa di un incidente con il loro blindato. Stavano andando a recuperare dei compagni in difficoltà e a causa delle condizioni meteo straordinariamente avverse, il mezzo si è ribaltato in un fiume.

Che brutta fine.  Ogni fine è brutta, intendiamoci.
Ma quanto deve sentirsi triste un ragazzo, morendo tanto lontano da casa, solo, in un letto di un fiume freddo a quasi duemila metri di altitudine?

I preparativi per la partenza, nel frattempo, procedono non procedendo. Sto rimandando all’ultimo minuto (anche se so che la borza la farò stasera) i dettagli.

Qualche giorno fa sono stato all’Ambasciata USA per l’ultimo briefing prima della partenza e per una breve intervista. Mi hanno chiesto la cosa più naturale del mondo. Cosa mi aspetto di trovare laggiù.

In effetti la risposta più seria e razionale sarebbe: non lo so. Non lo so, ed è vero. Non lo so. So solo quello che vedo sui media, che leggo nei giornali e che intravedo nei reportagi fotografici.
Ciascuno racconta quello che ha visto ed è sempre solo un pezzetto di un puzzle che immagino enormemente complesso.

Io ne vedrò un pezzetto davvero piccolo e sicuramente, e necessariamente, parziale.

Ma sarà interessante studiare il dispositivo militare ISAF sul campo e “capire” (o cercare di capire) cosa sta succedendo.

E soprattutto, alla luce delle recenti dichiarazioni di cessazione dell’operazione nel 2014, sono curioso di rintracciare i segni…. le tracce di quel che sarà l’Afghanistan quando sarà lasciato solo a gestire il proprio presente e il proprio futuro.

Il futuro di un paese da sempre in guerra o comunque in situazione di forte conflitto interno si costruisce giorno per giorno creando fondamenta solida. Chissà se davvero si intravedono già adesso…

Quando sono stato in Bosnia ricordo di aver avvertito distintamente nell’aria un’energia…cattiva… Sì, forse è proprio la parola giusta.
Una sensazione di precarietà e di equilibrio mantenuto solo grazie alla presenza militare straniera.

Chissà in Afghanistan. Chissà che vento tira…

Chissà se Hadda soffia ancora a Gandhara

 

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